“You Like It Darker – Salto nel buio” di Stephen King

(Sperling & Kupfer, 2024)

Eccoci davanti a nuovi racconti firmati dal grande Stephen King.

Questa raccolta ne contiene dodici, di cui due, “L’incubo di Danny Coughlin” e “Serpenti a sonagli” più lunghi degli altri. Forse non è un caso che proprio questi due, assieme a “Laurie” e a “L’Uomo delle Risposte”, siano fra i miei preferiti.

Il libro si apre con “Due bastardi di talento” in cui il Re ci racconta la storia – assai …particolare – di uno scrittore e di un pittore di successo planetario, nati e cresciuti nello stesso piccolo paesino fra i monti americani che, superati i quarant’anni, hanno iniziato a produrre opere che sono diventate fra le più lette e le più pagate del panorama artistico americano.

“Il quinto passo” e “Willy lo Strambo” sono due racconti brevi nella classica e tagliente tradizione del Re, che ci sa narrare come pochi dei mostri più pericolosi di tutti: gli esseri umani. Riassumere anche la solo trama sarebbe un’inutile anticipazione, sia nel rispetto di chi li ha scritti, sia soprattutto, per chi li vuole leggere: vanno assaporati e basta.

“L’incubo di Danny Coughlin”, che è il primo dei due lunghi, ci racconta lo stesso King, che gli è venuto in mente mentre si stava vestendo e si osservava allo specchio allacciarsi la camicia. Danny Coughlin è il custode di una scuola nella sconfinata provincia americana. Ha un passato da alcolista, che gli è costato il matrimonio e una diffida che la sua ex moglie ha chiesto dopo che una sera è stato a strillare sbronzo sotto la sua finestra. Una notte Danny “sogna” i resti del corpo di una ragazza, resti che stanno per essere divorati da un randagio. Il corpo è presso una vecchia stazione di servizio Texaco abbandonata, non lontano da una piccola località in un altro stato, luogo che riconosce, ma dove non ha mai messo piede in vita sua. La curiosità è incontenibile e così Danny, in un giorno di riposo, decide di andare a vedere se quel corpo esiste davvero…

“Finn” è forse il più ironico fra i dodici, ed il protagonista è un ragazzo da sempre sfortunato, tanto da finire nelle mani di una gang criminale e sanguinaria, per un banale quanto inesorabile scambio di persona. 

In “Lungo Slide Inn Road” l’intera famiglia Brown – Frank il padre, Corinne la madre e i due piccoli Billy di undici e Mary di nove anni – stanno accompagnando il padre di Frank a Derry, per salutare la sorella Nan, afflitta da un cancro allo stato terminale. Per fare prima Frank decide di assecondare il desiderio del padre e prendere la vecchia Slide Inn Road, una scorciatoia che deve il suo nome all’albergo Slide Inn che molti anni prima venne distrutto da un incendio. Proprio nei pressi dei ruderi solitari dell’hotel l’auto frana in un piccolo fosso e i due bambini ne approfittano per andare a vedere di persona le vecchie rovine…

“Lo schermo rosso” e “L’esperto di turbolenze” potrebbero essere tranquillamente i soggetti per altrettanti episodi cult dell’indimenticabile serie tv “Ai confini della realtà” di Rod Serling e, come per “Il quinto passo” e “Willy lo Strambo”, accennare anche solo la trama toglierebbe senza dubbio il gusto della prima lettura.

“Laurie” è la storia del rapporto profondo fra Lloyd Sunderland e il suo giovane cane Laurie. Lloyd è rimasto vedovo da circa sei mesi, dopo oltre quarant’anni di matrimonio, e così sua sorella Beth gli porta un cucciolo preso in un canile, dove sarebbe destinato alla soppressione. Si tratta di una femmina nata dall’incrocio fra un terrier e un mudi. All’inizio Lloyd non ne vuole sapere di tenerla, ma col passare dei giorni… In questo breve racconto il Re ci parla in maniera molto dolce e sincera del rapporto fra un essere umano e il suo cane, come sa fare solo un grande scrittore, vero amante del suo amico fedele a quattro zampe.    

Nel 1981 il pubblico americano – e poi quello mondiale – venne terrorizzato dal romanzo di King “Cujo”, in cui un placido e giocherellone cane sanbernardo di oltre settanta chili, dopo essere stato morso da un pipistrello, diventa un rabbioso e feroce assassino che assedia senza tregua Donna Trenton e il suo piccolo figlio Tad, bloccati in una automobile in panne sotto il sole torrido estivo. “Serpenti a sonagli” ci porta oltre quattro decenni dopo da Vic Trenton, padre di Tad e marito di Donna, che sta passando qualche settimana ospite nella lussuosa villa del suo amico Greg a Rattlesnake Key, una delle Florida Keys. Greg era, come Vic, un pubblicitario di successo prima di andare in pensione. In quel periodo dell’anno – l’estate – la piccola isola è quasi disabitata dato il clima torrido e umido, così solo un’altra villa è abitata da una persona. Si tratta di Allie Bell, poco più giovane di Vic, che ha la peculiarità di girare sempre spingendo un passeggino per gemelli vuoto. O meglio, senza alcun bambino sopra, ma con degli indumenti da bambini appoggiati sulle sedute. Vic è stato avvertito in precedenza da Greg di quella “stranezza” della donna, legata al trauma per la morte dei suoi due figli gemelli, avvenuta oltre quarant’anni prima, proprio su quell’isola che allora era infestata dai serpenti a sonagli…  Una bellissima e dolorosissima riflessione sulla vita che inesorabilmente passa, sui suoi drammi, sulle sue tragedie e, soprattutto, sulla capacità – fondamentale per proseguire con più dignità possibile la propria esistenza – di lasciarle andare, che non vuol dire certo però dimenticarle.

“I sognatori”, ambientato agli inizi degli anni Settanta, ha come protagonista il veterano del Vietnam William Davis, e possiede più di un riferimento, non solo d’atmosfera, al romanzo “L’incendiaria” che King scrisse nel 1980.

La prima parte de “L’Uomo delle Risposte” King la scrisse molti anni fa, e solo di recente suo nipote ne trovò la bozza originale e, considerandola valida, gli propose di terminarla. Così ci troviamo nel 1939 quando Phil Parker deve prendere una decisione che sicuramente segnerà la sua vita: accettare il posto sicuro nello studio legale di suo padre e del suo futuro suocero, o seguire il suo istinto e aprirne uno nuovo nella piccola cittadina agricola di Curry, forse destinata ad espandersi. Mentre guida la sua vecchia auto, che ospita nel sedile posteriore la sua laurea nuova di zecca appena presa ad Harvard, Phil nota, sul ciglio della strada di campagna che sta percorrendo, un cartello che avverte che: “L’Uomo delle Risposte è a sole tre miglia di distanza”. Poi ne scorge uno con la scritta “1,5 miglia” e finalmente quello con solo “L’Uomo delle Risposte” sotto il quale è seduto un anonimo tizio di mezz’età all’ombra di un ombrellone. Dopo qualche istante di incertezza Phil decide di concedersi il lusso di questa sorta di “illusione” e, scettico, si siede al tavolo pronto a pagare per avere a disposizione 5 minuti in cui fare tutte le domande che vuole. Ma l’Uomo delle Risposte lo avverte: attenzione a cosa si chiede, se non si è sicuri di voler ascoltare davvero le risposte…    

Dodici racconti che parlano di dolore, di perdita e di scelte definitive, con la classe e la potenza narrativa che solo il maestro Stephen King è capace di regalarci. Da leggere, ricordandosi sempre che i racconti hanno pari dignità dei romanzi, almeno fuori dai confini letterari del nostro Paese.  

Per la chicca: il titolo originale della raccolta è ispirato alla canzone di Leonard Cohen “You Want It Darker”. 

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