(USA, 1999)
Quando si pensa a Tim Burton, il pensiero va immediatamente a un mondo fatto di atmosfere gotiche, personaggi stralunati e scenografie che sembrano provenire direttamente da un incubo. E con “Il mistero di Sleepy Hollow”, il regista statunitense non fa eccezione, portando sul grande schermo una rivisitazione personale e affascinante della celebre novella “La leggenda di Sleepy Hollow” di Washington Irving, fra i pilastri fondanti della cultura americana.
Il film, ambientato alla fine del Settecento, segue le indagini di Ichabod Crane, un investigatore proveniente dalla città di New York e interpretato da Johnny Depp, inviato nel villaggio di Sleepy Hollow per fare luce su una serie di omicidi cruenti e misteriosi. La leggenda locale parla di un terribile Cavaliere senza testa che terrorizza il villaggio, e Ichabod, con il suo spirito scientifico e razionalista, si trova presto a dover fare i conti con una realtà molto più oscura e pericolosa di quanto si aspettasse.
Dal punto di vista visivo, Burton è come sempre impeccabile. Ogni fotogramma è un capolavoro di composizione, con colori desaturati e un uso sapiente delle ombre che creano un’atmosfera sinistra e onirica. Il villaggio di Sleepy Hollow sembra un luogo sospeso nel tempo, intrappolato in una nebbia eterna, popolato da figure che sembrano uscite da un incubo, e non si può non apprezzare la cura maniacale con cui il regista costruisce questo mondo.
Johnny Depp, con la sua tipica vena eccentrica, dà vita a un Ichabod Crane un po’ goffo, ma al tempo stesso intelligente e determinato, un personaggio che si muove con difficoltà tra il mondo della scienza e quello della superstizione. Il suo viaggio nel cuore oscuro del villaggio lo costringe a mettere in discussione le sue convinzioni più profonde, in una sorta di metafora dell’eterna lotta tra ragione e irrazionalità, tipica della poetica burtoniana. Lo stesso Depp, in una intervista, ha dichiarato di essersi ispirato a tre grandi attori per incarnare il detective: Roddy McDowall, Angela Lansbury e Basil Rahtbone.
Se il primo è stato uno dei più famosi caratteristi americani del grande e del piccolo schermo a partire dagli anni Quaranta e fino alla sua morte avvenuta nel 1998, gli altri due hanno impersonato, con grande successo, per la televisione Lansbury e per il cinema Rathbone, due fra i più iconici investigatori di sempre: Jessica Fletcher e Sherlock Holmes.
Non si può poi non menzionare il Cavaliere senza testa, interpretato con grande carisma da Christopher Walken, che, pur apparendo relativamente poco, lascia un’impronta indelebile. La sua figura, così come rappresentata nel film, è al contempo minacciosa e tragica, incarnando perfettamente il concetto di vendetta che non conosce pace. Come lo stesso Walken ha ricordato in più di un’occasione, in questa pellicola, nonostante la lunga carriera, ha girato la sua prima scena con un bacio …molto particolare, ma sempre bacio.
Tuttavia, nonostante la magnificenza visiva e le performance attoriali di alto livello, la sceneggiatura a volte sembra cedere il passo all’estetica, rallentando forse il ritmo e privando la trama, a tratti, di quella ficcante tensione narrativa che ci si aspetterebbe da un thriller gotico.
Ma queste piccole imperfezioni non tolgono nulla al valore complessivo dell’opera. “Il mistero di Sleepy Hollow” rimane uno dei film più rappresentativi della filmografia di Tim Burton, un racconto oscuro che mescola sapientemente horror e ironia, con un occhio sempre attento alla dimensione visiva. È un film che non si dimentica facilmente, capace di trasportare lo spettatore in un mondo lontano e misterioso, dove la linea tra il sogno e l’incubo è labile, e dove l’oscurità sembra avere sempre l’ultima parola.
Un’opera da vedere e rivedere, soprattutto per chi ama perdersi nelle atmosfere gotiche e nelle inquietudini che Tim Burton sa così bene rappresentare.
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