“Quando muori resta a me” di Zerocalcare

(Bao Publishing, 2024)

Il senso di colpa per Zerocalcare, e purtroppo per molti di noi, è un elemento fondante della vita quotidiana.

Così l’autore ci racconta la storia di un breve viaggio compiuto recentemente con suo padre, che per lui ha l’aspetto e il nome di Ping Ping – ispirato direttamente all’omonima anatra della saga del cinema d’animazione di “Kung Fu Panda” e che è uno dei due padri del protagonista Po – nel piccolo paesino delle Dolomiti, località natale della sua famiglia.

Il viaggio, come tutti quelli dentro noi stessi, sarà faticoso, esasperante e soprattutto doloroso, e Zarocalcare dovrà affrontare antiche ferite ancora non del tutto disinfettate, come la separazione dei propri genitori avvenuta durante la sua infanzia.

E come unico e grande filo conduttore c’è sempre lui: l’inesorabile e sempre affilato senso di colpa che col passare del tempo – e con l’arrivo del successo – diventa sempre più famelico e implacabile, e che riesce a superare lo spazio e il tempo coinvolgendo diverse generazioni. E per questo, forse, il “buon vecchio” armadillo non basta più…

Non a caso, nella quarta di copertina di questo libro, c’è riportata la frase che lo stesso autore ci sussurra con rabbia fra le pagine: “A scuola ti insegnano Felice – Triste – Arrabbiato. Il senso di colpa non te lo spiega nessuno.”

Zerocalcare, al secolo Michele Rech, ci regala un altro godibilissimo e doloroso libro sulla sua vita e sulla nostra società che, soprattutto in questo periodo, non ama guardarsi troppo nello specchio. Tutto condito e saporito da un’ironia irresistibile e graffiante, che ci rende il viaggio più tollerabile, proprio come quello della vita.

Per questo considero Zerocalcare uno dei veri eredi – ammesso che ce ne siano altri – di quello che è stato in assoluto uno dei maestri della nostra – …e non solo – cultura del Novecento, che in una battuta o in una breve frase riassumeva l’anima e i vizi del nostro Paese: Ennio Flaiano.

“La principessa di ghiaccio” di Camilla Läckberg

(Marsilio, 2010)

Erica Falck ha perso solo poche settimane fa i suoi genitori per un banale, quanto mortale, incidente automobilistico. E’ tornata a Fjällbacka, la cittadina balneare della Svezia occidentale, dove è cresciuta assieme a sua sorella minore Anna.

Di lavoro Erica fa la scrittrice e ormai si è trasferita da tempo a Stoccolma, così tornare nella piccola località dove è cresciuta ha un sapore particolare, soprattutto d’inverno. Questa volta, poi, camminare e frugare nelle stanze della grande casa sul mare è ancora più emozionante e struggente, visto che sua sorella Anna, che è sposata e ha due figli piccoli, una volta ereditata intende venderla.

Ma Erica è costretta a soprassedere al suo dolore, visto che scopre il corpo senza vita di Alexandra Wijkner, sua inseparabile amica d’infanzia, che però da quasi venticinque anni non vedeva. Alexandra si è tagliata le vene nella vasca da bagno della sua casa, poco distante da quella di Erica.

La donna è morta già da qualche giorno e la caldaia della sua casa deve essersi spenta, così il corpo é completamente ghiacciato come l’acqua della vasca. Per Erica è un nuovo trauma, anche se Alex, così come la chiamava da bambina, era sparita dalla sua vita improvvisamente, senza dare spiegazioni. A dodici anni si era trasferita a Göteborg con la sua famiglia senza nemmeno salutarla.

Nel commissariato di Fjällbacka lavora Patrik Hedström, anche lui nella cerchia dei bambini prima e ragazzi poi che frequentava Erica prima di trasferirsi a Stoccolma. Tutta la cittadina costiera sembra riprendersi dal triste evento, ma il medico legale, dopo l’autopsia, esclude categoricamente che si tratti di suicidio: Alexandra è stata prima narcotizzata e poi sistemata nella vasca dove le sono state tagliate le vene. Inoltre, dice il referto, era nei primi mesi di una gravidanza.

Erica e Patrick, nonostante le evidenti difficoltà e una reciproca attrazione, decidono di indagare insieme…

Primo giallo della serie “I delitti di Fjällbacka” con la coppia Erica Falck e Patrik Hedström che acquisterà fama internazionale, diventando anche il soggetto di vari adattamenti televisivi. Camilla Läckberg (classe 1974) è considerata, giustamente, una delle autrici di spicco nel panorama del giallo noir scandinavo e quindi planetario.

Con questo suo primo libro crea due personaggi originali e complementari che accompagnano piacevolmente il lettore fino alla risoluzione, sempre dolorosa, del caso. Personalmente la considero una delle vere eredi dei maestri Maj Sjöwall e Per Wahlöö, che nel 1965 creano l’ispettore Martin Beck, fondando di fatto il nuovo giallo contemporaneo, non solo scandinavo.

Come i suoi maestri, infatti, anche Camilla Läckberg ci racconta una storia tragica, dove è una certa parte della società – quasi sempre la più opulenta e perbenista – che costringe moralmente e materialmente il colpevole di turno ad agire non vedendo altre vie di fuga o possibilità di sopravvivere fisicamente, emotivamente e socialmente.

Una società spietata piena di barriere e muri, non può che creare individui spietati.

“Ratto” di Stephen King

(Sperling & Kupfer, 2020)

“Ratto”, ultimo in ordine di pubblicazione dei quattro racconti: “Il telefono del signor Harrigan“, “La vita di Chuck” e “Se scorre il sangue” che dona il titolo alla raccolta, chiude la raccolta firmata dal maestro Stephen King nel 2020.

Drew Larson è un discreto professore di letteratura che ha un passato di autore di racconti di tutto rispetto. Alcuni suoi scritti, infatti, hanno attirato le attenzioni di prestigiose riviste facendolo diventare una delle più interessanti “promesse” letterarie del Paese.

Così Drew, qualche tempo prima, ha sentito il desiderio di scrivere un romanzo per provare a se stesso di essere quella promessa mantenuta. Ma, dopo un discreto inizio, la pagina bianca – o se preferite il monitor bianco – che si ritrovava inesorabilmente davanti agli occhi lo ha fatto vacillare e alla fine crollare, lasciandolo in preda ad un grave esaurimento nervoso.

Nel 2018 Drew si sente pronto ad affrontare una nuova sfida, visto che nella testa gli è venuta un’idea molto originale e assai intrigante per un romanzo western, e per questo si è preso un anno sabbatico dall’insegnamento. Ma sua moglie Lucy entra subito in agitazione, visto poi che Drew vuole andare a scrivere nella sua vecchia casa fra i boschi ad una certa distanza da TR-90, un agglomerato agricolo a molte ore di macchina da casa.

La vecchia abitazione, che lo scrittore ha ereditato da suo padre, è poco più che un capanno isolato fra i monti, che lui negli ultimi anni lui ha affittato nel periodo estivo per contribuire al bilancio familiare. Ma proprio la lontananza da tutto lo rende per Drew il posto ideale, lontano da sua moglie e dai suoi figli piccoli.

Nonostante le proteste di Lucy, Drew parte e dopo molte ore di viaggio raggiunge TR-90. Come è stato sempre abituato a fare, si ferma nell’ultimo emporio disponibile per fare la spesa necessaria per almeno una settimana, e poi prende la strada sterrata che lo porta alla sua vecchia casa.

Come promesso telefona a Lucy per avvisarla di essere arrivato e poi inizia subito a scrivere. Questa volta le pagine bianche non hanno il tempo di turbarlo visto che le idee che gli vengono sono sempre più numerose e originali. Dopo la prima notte passata nella casa, Drew comincia a non sentirsi bene e capisce di aver preso quella brutta influenza che aveva il padrone dell’emporio. Ma il libro procede a meraviglia e così Drew assume due aspirine e continua a scrivere.

Col passare delle ore l’influenza diventa sempre più forte e Lucy, intuendola dalla sua voce al telefono, gli chiede di tornare a casa. Ma Drew non ha alcuna voglia di abbandonare il libro che sembra davvero scriversi da solo. A mettere l’uomo ancora più sotto pressione ci pensa una tempesta di vento e pioggia che si sta dirigendo proprio verso TR-90, che quasi certamente renderà inagibile la strada sterrata che porta al capanno. Lucy gli impone di tornare a casa prima dell’arrivo della perturbazione, ma Drew non intende cedere.

Qualche ora dopo, in preda alla febbre alta e mentre la prima pioggia violentemente inizia a sbattere sul tetto e sulle finestre della vecchia casa, Drew comincia a temere di aver commesso un grave errore perché, improvvisamente, la pagina del suo monitor rimane inesorabilmente bianca. La fragorosa tempesta che si abbatte senza pietà sul capanno, facendo tremare le sue vecchie fondamenta, sembra urlargli nelle orecchie il suo fallimento. Ma un vecchio e malconcio peluche a forma di topo, che qualche inquilino estivo ha dimenticato in una vecchia cesta, sembra fissarlo con interesse, come se volesse parlagli…                 

L’impotenza creativa è uno dei temi cari al maestro Stephen King – “Shining” o “Misery non deve morire” sono solo due fra i più famosi esempi – e anche in questo racconto il Re ci parla senza sconti e con grande efficacia dei sacrifici e dei compromessi che uno scrittore deve fare con se stesso, e con i propri cari, per poter portare a termine un’opera, senza far spegnere la sacra fiamma dell’ispirazione che a volte può essere imponente come un fiume o, molto più spesso, flebile come una candela che sta per spegnersi.

Da leggere, per chi ama scrivere.

“Traditori di tutti” di Giorgio Scerbanenco

(La Nave di Teseo, 2022)

Nello stesso anno dell’uscita dello splendido “Venere privata”, il 1966, e visto il suo clamoroso successo, Giorgio Scerbanenco scrive e pubblica il suo seguito. O meglio, l’autore crea una nuova avventura per il protagonista Duca Lamberti, un ex medico che è stato radiato dall’Ordine perché ha aiutato una paziente terminale, preda di atroci sofferenze, a morire.

Ma Lamberti ha l’indole del segugio di razza, e così il dirigente della Pubblica Sicurezza Carrua, conosciuto durante il caso precedente, si fida di lui. Per questo, quando Lamberti gli confida che, in qualità di ex medico, è stato avvicinato da Silvano Solveni, un ambiguo figuro che gli ha offerto un mucchio di soldi per effettuare un piccolo intervento clandestino nei genitali di una donna, affinché questa possa far credere al suo promesso sposo di essere illibata, Carrua lo asseconda e gli assegna come aiutante il giovane poliziotto Mascaranti.

E’ vero che l’aborto in Italia è ancora illegale – …era ancora tragicamente così – assieme ad una serie di altri interventi, ma i soldi offerti dal Solveni sono davvero troppi, e così Duca Lamberti intuisce che sotto ci siano anche altri loschi e remunerativi traffici.

Per questo, insieme a Mascaranti, farà un viaggio nella parte più oscura e violenta di una città che in pochi anni ha subito una trasformazione epocale grazie – …o forse a causa – del famigerato Boom economico, dove la grande criminalità organizzata, che ha tentacoli anche oltre i nostri confini nazionali, trova terreno fertile per nutrirsi e proliferare.

E non solo fra le periferie strapopolate, l’ombra del crimine è ormai arrivata anche nelle grandi ed eleganti strade del centro di Milano, alcune delle quali progettate perfino da Leonardo Da Vinci, che si bagnano di sangue.

Giorgio Scerbanenco firma un ottimo e attualissimo noir italiano, che racconta una storia italiana i cui protagonisti sono esseri umani, con tutti i loro pregi e i tanti limiti, proprio com’era negli anni Sessanta – …e come è oggi – il nostro Paese.

Questo libro è anche fra i più efficaci documenti storici letterari dell’Italia che cambia sulla scia del secondo dopoguerra, passando da una criminalità casalinga meneghina chiamata “ligera”, che possedeva comunque un suo antico codice, a quella infinitamente più violenta e sanguinaria, senza scrupoli e senza remore, che si legherà in maniera sanguinosa anche al traffico di stupefacenti, soprattutto nei decenni successivi.  

L’autore, prima della sua repentina scomparsa, dedicherà altri due volumi a Lamberti: “I ragazzi del massacro” (1968) e “I milanesi ammazzano al sabato” (1969).

Da leggere, come tutte le opere del maestro Giorgio Scerbanenco.

“Pioggia” di William Somerset Maugham

(Adelphi, 2013)

Questo volume raccoglie due racconti di William Somerset Maugham (1874-1965), fra i più famosi autori britannici del Novecento, ambientati nelle isole del Pacifico, allora protettorati europei.

Il primo “Pioggia”, che dona il titolo al libro, è certamente il più famoso e struggente. Da esso – che all’inizio l’autore aveva intitolato “Miss Thompson” – John Colton e Clemence Randolph trassero lo spunto per l’opera teatrale “Rain” che, a partire dal 1928, venne adatta anche per il grande schermo tre volte. A vestire i panni della protagonista furono, infatti, Gloria Swanson nel 1928, Joan Crawford nel 1932 e Rita Hayworth nel 1953.

Il dottor Macphail e sua moglie viaggiano su un battello diretti all’isola di Apia, nel sud del Pacifico, e con loro viaggiano i coniugi Davidson, una coppia di missionari. Il cielo è diventato scuro ed è iniziata una pioggia inesorabile e claustrofobica che colpisce tutta la regione. Il maltempo, che preannuncia tempeste violente in arrivo, costringe il battello ad approdare a Pago Pago, dove tutti i viaggiatori dovranno aspettare il passaggio della burrasca.

I Macphail e i Davidson vengono ospitati nell’unico piccolo albergo dell’isola, dove l’ultima camera disponibile viene data all’americana Miss Sadie Thompson. L’inesorabile rigore morale del signor Davidson e la stretta convivenza, in breve tempo, indispongono il dottor Macphail, e la situazione degenera quando l’attività di Miss Thompson echeggia prepotentemente in tutto il piccolo albergo. La donna, infatti, per vivere fa la prostituta e nella sua camera organizza continui party a base di alcol e musica del suo grammofono, in cui sono invitati i marinai del porto.

Furente e scandalizzato, Davidson si rivolge al proprietario dell’albergo prima, e al governatore dell’isola poi, che alla fine è costretto ad espellere la donna imponendole di rimpatriare appena la burrasca sarà passata. La Thompson cade nella disperazione più assoluta, visto che quando sbarcherà a San Francisco verrà immediatamente arrestata per la sua professione.

Fiero della sua vittoria, Davidson accetta il pentimento della donna e inizia a passare sempre più tempo nella sua stanza per redimerla definitivamente…

L’epilogo di questo racconto, che naturalmente non rivelo, è uno dei più belli e graffianti scritti da Somerset Maugham, che con pochi vocaboli riesce perfettamente a sottolineare l’ottusità, la cattiveria e l’ipocrisia di alcuni atteggiamenti, molto spesso figli del più becero perbenismo dettato dalla repressione. Non a caso lo scrittore era nato nell’Inghilterra vittoriana, dove spesso le gambe di poltrone e tavoli venivano scrupolosamente coperte per …non indurre in tentazione.

Il secondo racconto “Il reprobo”, ci parla sempre di ipocrisia e perbenismo ma con toni molto più leggeri e divertenti. Sempre nel sud del Pacifico ci sono le Alas, un gruppo di isole per la maggior parte basse e boscose, allora protettorato della corona olandese. Nell’isola principale, che si chiama Baru, ci sono la residenza e gli uffici del Contrôleur – una sorta di ispettore generale – Mynheer Evert Gruyter, che è un uomo gaudente, che ama la buona tavola e lo scherzare.

Per questo è sempre molto tollerante dopo ogni sbornia di Ginger Ted, il cui vero nome è Edward Wilson, un manovale irlandese amante di donne e alcol. Questo perché è uno dei pochi europei che risiede sull’isola con il quale, Evert Gruyter, può passare una piacevole e soddisfacente serata. Ma Ginger Ted col suo comportamento finisce per attirare le ire e il biasimo di Martha Jones, l’irreprensibile sorella del reverendo Owen Jones di istanza a Baru…

“Se scorre il sangue” di Stephen King

(Sperling & Kupfer, 2020)

“Se scorre il sangue” è il terzo racconto dell’omonima raccolta, firmata dal maestro Stephen King, dopo “Il telefono del signor Harrigan” e “La vita di Chuck“, e prima di “Ratto“.

Torna Holly Gibney, personaggio che il Re ha creato per il romanzo “Mr. Mercedes“, e che ha inserito poi nei successivi “Chi perde paga” (2015), “Fine turno” (2016), “The Outsider” e “Holly“.

Siamo alle soglie del Natale del 2020 e Holly si appresta a chiudere la sua agenzia di investigazioni private “Finders Keepers” per le feste. Ma una terribile tragedia sconvolge tutto il Paese: in una scuola elementare è stata fatta esplodere una bomba che ha ucciso numerosi piccoli alunni e docenti.

Sul posto il primo reporter ad arrivare è Chet Ondowsky al quale si collegano tutti i principali network americani. Tutti gli Stati Uniti, compresa naturalmente Holly, seguono commossi e straziati le dirette del giornalista che poi partecipa in prima persona, assieme ai Vigili del Fuoco e alle Forse dell’Ordine, agli scavi fra le macerie in cerca dei sopravvissuti o dei corpi senza vita delle vittime.

Proprio seguendo una delle numerose dirette, Holly nota sul volto di Ondowsky un particolare che prima la inquieta e poi, definitivamente, la terrorizza. Perché quel particolare non può che farle pensare di trovarsi davanti un essere terrificante come quello che lei, insieme a Ralph Anderson, ha dovuto affrontare qualche tempo prima e che insieme chiamano ancora “Outsder”…

Ispirandosi al cinico detto giornalistico: “Se scorre il sangue, si vende!” il Re ci racconta una nuova storia di terrore, puntando il dito su un certo giornalismo sensazionalistico, che si ciba del dolore e della sofferenza altrui, compresa quella degli spettatori e non solo quella delle vittime.

Questo avvincente lungo racconto – e tutti gli altri tre… – che ha avuto un ottimo successo non solo negli Stati Uniti – dove Holly Gibney è la protagonista di varie serie televisive – ma anche nel nostro Paese, non può che farci riflettere sulla nostra editoria che continua a snobbare e ignorare, apparentemente senza motivo, il formato del racconto.

“La fattoria del Coup de Vague” di Georges Simenon

(Adelphi, 2021)

Con questo romanzo il maestro Simenon ci porta nella grande spiaggia chiamata Coup de Vague – che si può tradurre “colpo d’onda” – non troppo distante da La Rochelle, il capoluogo del distretto della Charente Marittima in Nuova Aquitania, nel sud est della costa atlantica francese.

Lì, da generazioni, gli abitanti raccolgono le ostriche che la marea oceanica lascia sull’arena, visto poi che il fondo marino è diviso da pali che rappresentano veri e propri confini, come quelli dei terreni agricoli in superficie.

A dominare la spiaggia c’è, con i suoi muri rosa, la fattoria del Coup de Vague, dove vivono le due sorelle, alla soglia della terza età, Emilie e Hortense.  Con loro vive il quasi trentenne Jean, che con la sua bella prestanza fisica è fra gli scapoli più ambiti della zona. Poco prima dell’alba, assieme alle sue zie, si reca sulla spiaggia quando il mare si è ritirato per raccogliere il prezioso raccolto di ostriche che poi verrà venduto non solo in Francia, ma anche all’estero, come in Algeria.

Il resto del giorno Jean lo passa ad aiutare le zie con gli animali e i raccolti della fattoria, a portare i carichi per essere imbarcati a La Rochelle, a correre con la sua motocicletta e a corteggiare le ragazze. Proprio con la giovane Marthe, Jean prende l’abitudine di appartarsi nel piccolo bosco adiacente la fattoria.

Dopo qualche settimana la ragazza gli rivela, preoccupata, di essere incinta. Jean, senza entusiasmo, accetta di sposarla ma, una volta comunicata la notizia alle zie, queste prendono in mano la situazione e convincono la giovane ad abortire clandestinamente.

La notte successiva Marthe è vittima di una grave emorragia. Il medico riesce a salvarla, ma la ragazza rimane visibilmente provata e molto debole. Il padre si reca alla fattoria Coup de Vague dove, in poco tempo, convince Emilie e Hortense a far sposare Marthe e Jean.

Inizia così per Jean una nuova fase della propria vita da uomo sposato, ma il matrimonio sarà anche il mezzo per scoprire e comprendere molte cose su se stesso e soprattutto sulle sue zie che tutti nella zona considerano delle vere e proprie “megere”…

Duro e senza sconti romanzo di Simenon che ci descrive in maniera cruda la società in cui le donne, per sopravvivere, non possono far altro che aderire incondizionatamente al patriarcato. E quelle che non ci riescono, come Marthe, non possono che soccombere.

Un romanzo senza speranza e senza sconti, firmato da uno dei più grandi autori del Novecento, capace come pochi altri eletti di regalarci ritratti di donne indimenticabili, sia nel bene che nel male.

“La vita di Chuck” di Stephen King

(Sperling & Kupfer, 2020)

“La vita di Chuck” è il secondo racconto della raccolta “Se scorre il sangue” – dopo “Il telefono del signor Harrigan” e prima di “Se scorre il sangue” che dona il titolo alla raccolta, e “Ratto” – ed è, in assoluto, uno dei più emozionanti e struggenti scritti dal maestro Stephen King.

Diviso in tre: “Atto III: Grazie, Chuck!”, “Atto II: Artisti di strada” e “Atto I: Contengo moltitudinI” già dai titoli si comprende che le parti sono cronologicamente invertite, ovvero la parte finale della storia è la prima che si legge, quella centrale è la seconda, e l’inizio si assapora alla fine.

Marty Anderson, un uomo di mezza età come ce ne sono tanti, finito di lavorare sale in auto per tornare a casa. Ma la superstrada che percorre quotidianamente è completamente bloccata da un terribile ingorgo. Alla radio, intanto, arrivano notizie inquietanti di terribili terremoti e cataclismi che stanno investendo non solo gli Stati Uniti, ma tutto il pianeta. Fermo nel traffico, Marty nota un grande manifesto pubblicitario con la scritta “39 SPLENDIDI ANNI! GRAZIE, CHUCK!”.

Quando Marty, finalmente, riesce a lasciare la superstrada è ormai sera inoltrata e l’atmosfera che si respira è sempre più tesa e preoccupante, e così l’uomo decide di andare a salutare la sua ex moglie Felicia, punto di riferimento emotivo della sua vita. Intanto, su ogni cartellone o schermo, nonché su internet e in televisione, appare la scritta pubblicitaria con accanto l’immagine di Chuck. Nel frattempo, in un letto d’ospedale, Charles “Chuck” Krantz perde definitivamente la sua battaglia contro un inesorabile tumore al cervello. Le stelle nel cielo…

Raccontare di più sarebbe una vera offesa a chi questo splendido racconto non lo ha ancora letto, nonché al genio assoluto che lo ha scritto. In questi tre atti, se davvero ce ne fosse ancora bisogno, King ci mostra ancora una volta che grande scrittore è, senza dubbio fra i più rilevanti della letteratura mondiale degli ultimi quarant’anni, almeno.

Da leggere, assolutamente.

Per la chicca: è stato realizzato l’adattamento cinematografico “The Life of Chuck” diretto da Mike Flanagan che ha scritto anche la sceneggiatura, con Tom Hiddleston nei panni di Chuck, Chiwetel Ejiofor in quelli di Marty Anderson e, fra gli altri, Mark Hamill e Karen Gillan.

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“L’assassino” di Georges Simenon

(Adelphi, 2012)

Il dottor Hans Kuperus è un uomo ordinario e rispettoso delle regole morali e sociali con le quali è cresciuto.

Ha uno studio medico a Sneek, la piccola cittadina dove è nato, situata nella Frisia, nel nord dell’Olanda. Mantenendo i prezzi bassi, la sua sala d’aspetto è sempre piena. Anche se è sposato da anni, non ha figli ed il rapporto con sua moglie si è serenamente adeguato alla situazione.

Periodicamente partecipa alla riunione dell’Associazione di Biologia Olandese ad Amsterdam. Ma questo martedì, una volta arrivato nella capitale, non si reca all’assemblea per poi dormire a casa della cognata, come fa sempre. Si ferma, invece, in un negozio di armi, compra una pistola e corre in stazione a prendere l’ultimo treno per tornare a casa.

Giunto nelle vicinanze di Sneek il treno si ferma a causa di un imprevisto e Kuperus ne approfitta per scendere, senza essere visto, e seguire la riva del lago Zuidersee. Come indicato nella lettera anonima che stringe con rabbia in tasca, in un capanno lì vicino sua moglie ha un appuntamento galante con il conte Shutter, l’uomo più ricco della regione e impenitente donnaiolo, che da anni gli soffia regolarmente la presidenza dell’Accademia del Biliardo di Sneek.

Kuperus li sorprende mentre escono dal bungalow e li fredda senza pietà, spingendo poi i corpi nel lago che, vista la stagione, sta per ghiacciarsi. Liberatosi dalla rabbia che lo attanagliava, il medico torna in città e si reca subito al caffè Onder de Linden per giocare al suo tanto amato biliardo. La sera, rientrato a casa, Kuperus decide di possedere Neel, la giovane procace e volitiva cameriera che ha a servizio. Da tempo sogna il suo corpo, ma prima di uccidere la moglie e il suo amante mai avrebbe osato sfiorarla.

Il medico, il giorno dopo, denuncia candidamente la scomparsa della moglie e l’intera cittadina, venuta a conoscenza ance dell’improvviso allontanamento di Shutter, subito pensa a una classica e clandestina fuga d’amore. Kuperus, così, viene considerato da tutti una vittima e il suo ruolo sociale acquista più prestigio fino ad essere nominato il nuovo presidente dell’Accademia del Biliardo, data la latitanza del conte che si è reso, inoltre, colpevole di aver creato uno scandalo che difficilmente Sneek potrà dimenticare.

Ma quando, con la primavera, il ghiaccio libera i corpi dei due amanti, anche senza prove inappellabili, la comunità comprende che dietro al duplice omicidio c’è lui, che oltretutto non nasconde affatto la relazione con la sua cameriera. Per questo, da quelli che una volta erano i suoi più “cari amici” e che sono al tempo stesso i notabili più prestigiosi della zona, riceve il “caloroso” invito a lasciare la cittadina e permettere a tutti di dimenticare il più in fretta possibile la tragica e scandalosa vicenda.

Ma il medico, ormai in preda a un vero e proprio delirio emotivo, non vuole lasciare la sua casa e il suo studio, anche se ormai la sala d’aspetto è deserta. Per molti suoi concittadini, infatti, Kuperus oltre ad essere un assassino, ha la grave colpa di non comportarsi secondo le regole sociali e morali…

Il maestro Simenon ci regala una morbosa, carnale e claustrofobica discesa agli inferi di un uomo, educato e cresciuto nell’assoluto rispetto delle regole sociali, che non riesce a concepire chi, come sua moglie ed il suo amante, non lo fa e per questo li uccide.

Ma il diventare un assassino e, soprattutto, essere riconosciuto come tale da tutti per Kuperus è insostenibile proprio per lo stesso motivo, tanto da compromettere inesorabilmente la sua esistenza. Un romanzo tagliente e spietato, come il più becero e ottuso perbenismo.

Scritto nel 1935 e pubblicato per la prima volta nel 1937, “L’assassino” è drammaticamente attuale come il suo intramontabile e immortale autore.

“Il telefono del signor Harrigan” di Stephen King

(Sperling & Kupfer, 2020)

Craig oggi è un uomo, ma ci racconta l’incontro che gli ha cambiato la vita quando a nove anni viveva in una cittadina della provincia americana, come ce ne sono molte. Il nuovo millennio era iniziato da poco quando il ricco e solitario padrone della grande casa in cima alla via nella quale abitava assieme al padre, gli chiese di leggere per lui dietro un piccolo compenso.

Il signor Harrigan, questo era il suo nome, alla soglia dei settant’anni soffriva di una grave forma di artrosi e così provava dolore nel tenere in mano anche solo un libro. Nell’austera dimora, Harrigan non aveva il televisore, ma solo una vecchia radio per ascoltare la sua amata musica country. Ma ogni giorno leggeva puntualmente tutti i giornali economici del Paese che gli venivano recapitati per posta, perché Harrigan era stato uno dei più scaltri e spietati affaristi di Wall Street.

Quando a Craig, per i suoi 11 anni, il padre gli regalò un tanto atteso Iphone, il primo della lunga serie della casa di Cupertino, il ragazzino non vide l’ora di mostrarlo fiero ad Harrigan che però ne rimase perplesso. Nonostante ciò, quando Craig vinse una piccola somma con il gratta e vinci che regolarmente gli regalava Harrigan, decise di regalare un Iphone proprio al suo datore di lavoro.

L’anziano osservò perplesso quello strano telefono e quando capì che ci avrebbe potuto consultare i valori della Borsa in tempo reale, così come tutte el notizie del pianeta, la sua espressione divenne seria e indecifrabile. Confidò a Craig che quel piccolo elettrodomestico, come lo chiamava lui, aveva un potere enorme che sarebbe potuto anche sconfinare, se usato con dolo, nella manipolazione e nella coercizione due cose che, suo malgrado, l’anziano conosceva bene.

Quando Harrigan, poco dopo, morì per un infarto, Craig scoprì con grande sorpresa che l’anziano gli aveva lasciato un generoso fondo finanziario per completare i suoi studi senza problemi. Durante il funerale Craig comprese di dover affrontare una grave perdita, in parte simile a quella di sua madre avvenuta molti anni prima. Forse per questo, in un gesto irrazionale, sistemò nella tasca della giacca della salma del signor Harrigan il cellulare che gli aveva regalato, acceso.

Qualche tempo dopo, a scuola, Craig venne pesantemente e ripetutamente bullizzato da un ragazzo più grande e, tornato a casa, per sfogarsi telefonò al signor Harrigan lascindogli un messaggio. Incredibilmente il telefono era ancora carico e perfettamente funzionante, nonostante fosse seppellito insieme al suo padrone da molto tempo.

La mattina dopo Craig scoprì che il bullo era morto in maniera misteriosa e assai violenta…

Ottimo e duro racconto nel quale il Re ci parla schiettamente degli immensi pericoli della comunicazione totale e planetaria che i cellulari consentono, a discapito della nostra privacy, della nostra emotività e, soprattutto, della nostra intelligenza.

“Il telefono del signor Harrigan” è il primo dei quattro racconti della raccolta “Se scorre il sangue” – gli altri sono “La vita di Chuck“, “Se scorre il sangue” e “Ratto” – pubblicata dal Re nel 2020. Nel 2022 John Lee Hancock dirige “Mr. Harrigan’s Phone“, l’ottimo adattamento cinematografico con Donald Sutherland nei panni dell’inquietante signor Harrigan.