“Sotto il vulcano” di Malcom Lowry

(Feltrinelli, 2000)

Pubblicato per la prima volta nel 1947, “Sotto il vulcano” di Malcolm Lowry è senza dubbio uno dei romanzi più complessi e affascinanti della letteratura del XX secolo, capace di stregare lettori di tutto il mondo con la sua prosa opulenta e la sua profondità emotiva.

La storia si svolge in un’unica giornata, il Giorno dei Morti del 1938, nella città messicana di Quauhnahuac. Il protagonista, Geoffrey Firmin, è un ex console britannico in rovina, devastato dall’alcolismo e da un dolore inestinguibile. Attraverso una narrazione intrecciata e frammentaria, Lowry ci guida in un viaggio nella psiche tormentata del console, i cui ricordi e rimorsi emergono incessantemente nel corso di quella fatidica giornata.

Accanto a Geoffrey, troviamo sua moglie Yvonne, che torna a Quauhnahuac con la speranza di riconciliarsi e salvarlo dalla spirale autodistruttiva in cui è caduto, e il suo fratellastro Hugh, un giornalista idealista con i propri demoni interiori. La relazione tra questi personaggi si sviluppa sullo sfondo di un Messico vibrante e misterioso, che Lowry descrive con un realismo sensoriale sorprendente, quasi tangibile.

Il romanzo è un’esplorazione profonda della disperazione e della redenzione, della solitudine e del riscatto. Lowry utilizza una serie di simboli e riferimenti letterari, biblici e mitologici per arricchire la narrazione, rendendo “Sotto il vulcano” un’opera densa di significati e aperta a molteplici interpretazioni.

Uno degli aspetti più sorprendenti del romanzo è la sua struttura, che riflette il caos interiore di Geoffrey. La prosa di Lowry è a tratti onirica, quasi ipnotica, capace di trasportare il lettore nelle profondità della mente del console, dove il confine tra realtà e allucinazione si fa sempre più labile.

“Sotto il vulcano” non è solo una storia di autodistruzione, ma anche una meditazione sull’amore e la perdita, sul senso di colpa e sulla possibilità di redenzione. È un romanzo che sfida e coinvolge, richiedendo al lettore un impegno totale per essere pienamente compreso e apprezzato.

Malcolm Lowry, attraverso la figura tragica di Geoffrey Firmin, ci offre uno specchio in cui riflettere le nostre stesse paure e debolezze, ricordandoci quanto sia fragile l’equilibrio tra l’ordine e il caos nella vita di ciascuno di noi. “Sotto il vulcano” è, senza dubbio, un capolavoro della letteratura mondiale, un libro che continua a risuonare con forza nel cuore di chiunque abbia il coraggio di immergersi nelle sue pagine. Non è un libro facile, né è facile leggero, ma è proprio questo a renderlo un capolavoro, una pietra miliare per più di una generazione.

Nel 1984 il maestro John Huston dirige l’ottimo adattamento cinematografico “Sotto il vulcano” con Albert Finney nel ruolo di Firmin e Jacqueline Bisset in quello di Yvonne.

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